Beccaccini d'autunno

Novembre, mese delle stoppie, della nostalgia nei boschi, mese di solitudine e di sole buono.
Mai, come in questi giorni, apprezzi il respiro della palude e l'ansia di scoprirne i segreti.
A novembre nelle stoppie si può trovare di tutto, persino le starne, il mignattaio o l'ibis sacro.
In questi giorni puoi sperare d'incontrare, se hai tanta fortuna, il beccaccino; tieni d'occhio il cielo, poiché se il tempo muta e le nubi si fanno nere, non può tardare; lo porta la pioggia. O il suono d'arpa della fantasia.
Quando poi scende la pioggia e l'acqua lava i cespugli ingialliti, quando i corvi s'ostinano sui pioppi ed il pettirosso ti sfida dal rovo, eccoli i beccaccini d'autunno, gli uccelli dai lunghi becchi, gli entusiasmanti folletti della pianura; arrivano a gruppetti e sbrancati, sorvolano le cime degli alberi.
Vengono dal nord, dai laghi alpini, dove hanno sentito il sapore della neve; sostano per un po'di riposo.
Lo scopri, il beccaccino pur sempre trampoliere, sotto la ripa dei fossi, tra i granturchi fradici, nei canneti, nei pioppeti fangosi, nei prati dove vien gettato lo strame; cercano lombrichi sugli arati e nel grano novello.
Quando è il momento di scattare la foto, fallo sempre a raffica perché vi sono beccaccini che frullano diritti come una quaglia ed altri che schizzano a saetta - il famoso zig-zag - e quindi occorre catturarli prima che facciano il "ganghero".
Il tramonto poi, li mette tutti a stormo sull'ali, ed abbandonano il luogo di pascolo per cercare una stoppia dove trascorrere la notte.
Così per qualche giorno ancora, fintanto che il fucile avrà insegnato loro ch'è il momento di riprendere il volo.
Per dove, forse distante, ed allora vola forte e vola alto beccaccino, l'Africa ti aspetta.
E il pianto non ti appartiene, ti manca l'idea di quelli che si sono persi. 
Fino a primavera quando l'ala ti spingerà a tornare.